martedì 18 settembre 2007
Famous Veggies and Opposit to Pets as Gifts Videos
Il vegetarismo (detto anche vegetarianismo o vegetarianesimo) è una forma di alimentazione che esclude il consumo di alcuni o tutti gli alimenti di origine animale, in genere sulla base di considerazioni etiche, ambientali, salutistiche o religiose.
Esistono diverse tipologie di diete vegetariane, ma tutte hanno in comune il non consumo di carne di animali di qualsiasi specie (siano essi mammiferi, pesci, insetti o quant'altro). Una dieta lacto-ovo-vegetariana, a cui si fa normalmente riferimento con il semplice termine di dieta vegetariana, non prevede il consumo della sola carne; una dieta ovo-vegetariana non prevede il consumo né di carne né di latte né di latticini, una dieta lacto-vegetariana non prevede il consumo né di carne né di uova, mentre una dieta vegan esclude qualunque alimento di origine animale (ad esempio, anche il miele viene escluso).
Etimologie
Il termine italiano vegetariano è un neologismo del diciannovesimo secolo che sostituì il termine "pitagorico": fu coniato dalla parola latina vegetus, traducibile come "forte, sano, attivo, vigoroso".
Il termine italiano vegetaliano deriva dal latino vegetalis, traducibile come "appartenente al regno vegetale".
Il termine italiano vegano deriva dall'inglese vegan, contrazione dell'inglese vegetarian. È un neologismo creato da Donald Watson della Vegan Society di Londra negli anni '40. Il termine sta per indicare coloro che cercano di escludere tutte le forme di sfruttamento e crudelta' sugli animali.
Il termine italiano crudista deriva dall'aggettivo italiano crudo, indicante l'assunzione di soli alimenti vegetali non sottoposti a trattamenti termici, dato che la cottura è, per i crudisti, un procedimento che rende difficoltosa la digestione dei cibi rendendoli dannosi per la salute umana.
Il termine italiano fruttariano deriva dal sostantivo italiano frutta, indicante l'assunzione di soli frutti da semi, avendo cura di non strappare i frutti dagli alberi, ma di mangiarli quando questi siano caduti da sé, così da evitare violenza non solo al mondo animale, ma anche a quello vegetale.
Filosofia
Si può seguire una dieta vegetariana per ragioni etiche, ambientali, salutistiche o religiose. Solitamente chi è vegetariano lo è per una combinazione di queste ragioni. Uno dei fondamenti etici di questa scelta è la filosofia antispecista e nonviolenta (esemplificata ad esempio nella posizione di filosofi come Helmut Friedrich Kaplan) della quale la dieta vegana rappresenta solo un aspetto, e che ha importanti riflessi in campo sociale, politico ed economico. Fra le diverse ragioni (non sempre reciprocamente esclusive) è possibile identificare
Etica
« Verrà il tempo in cui l'uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l'uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto. » (Leonardo da Vinci)
Venendo alle ragioni di natura prettamente etica e morale, il termine vegetarismo si configura come una sineddoche per varie forme di abitudine alimentare (veganismo, crudismo, fruttarismo, etc.) motivate da scelte etico-filosofiche spesso ispirate alla nonviolenza, al pacifismo e all'animalismo o al rispetto dei diritti animali. Si parla in questo caso di vegetarismo etico.
La prima delle ragioni specifiche del vegetarismo etico è la coerenza tra il sentirsi individui non violenti e la rinuncia a un cibo per la produzione del quale si è ricorsi a violenza. Il vegetariano animalista è prevedibilmente contrario all'idea di nutrirsi a spese di forme di vita la cui incolumità non andrebbe violata.
Le ragioni etiche del vegetarismo scaturiscono dalla presa di coscienza che gli animali siano, similmente all'uomo, esseri senzienti, capaci cioè di provare emozioni quali gioia, dolore, e che abbiano quindi i fondamentali diritti alla vita, alla libertà e a non essere torturati. Viene talvolta criticata l'illogicità e la presunzione di una visione antropocentrica della vita, e di conseguenza si considera immorale uccidere gli animali o sfruttarli per ricavarne cibo. Il vegano è contrario agli allevamenti, perché ha la consapevolezza del dolore, dell'angoscia e della morte inflitti agli animali negli allevamenti e nei macelli.
Per ragioni etiche si rifiutano diversi tipi di prodotti derivati dallo sfruttamento degli animali:
Cibo: carne, pesce, crostacei, frutti di mare, pollame, uova, strutto (a volte anche usato nella preparazione del pane), latte e i suoi derivati, miele e qualsiasi altro alimento di origine animale o che utilizzi sostanze di orgine animale nella sua fabbricazione o composizione.
Vestiti e oggetti per la casa: cuoio animale (pelletteria), seta, lana, penne, piume e ornamenti in osso o avorio, etc...
Igiene personale: cosmetici, creme, saponette, dentifrici, profumi o qualsiasi altro prodotto che sia stato testato su animali o che contenga sostanze di origine animale.
Medicinali: medicinali, vaccini e qualsiasi altro prodotto medicamentoso che sia stato testato su animali o che contenga sostanze animali.
Mangimi per animali domestici: mangimi a base di carne e pesce o di altre sotanze derivanti dallo sfruttamento e dall'uccisione di animali. Sono ormai facilmente reperibili, nei negozi specializzati e tramite la vendita on-line, mangimi completi per animali domestici (cani e gatti, ma non solo) a base esclusivamente vegetale.
Oggettistica contenente parti di animali: alcuni tipi di strumenti musicali (ad esempio djambè fatti con pelli di capra o violini costruiti con colle animali), pellicole fotografiche (contenenti gelatina), coperture o dischi in vinile (prodotto con l'utilizzo di grasso animale).
Boicottano inoltre le seguenti attività: caccia, pesca, circhi che utilizzano animali, rodei, giardini zoologici, corse e lotte che utilizzano animali (es. corrida) e qualsiasi altra attività che contribuisca allo sfruttamento degli animali.
Ambiente
È ipotizzabile che in relazione all'attuale impronta ecologica media di un umano onnivoro occidentale, questa risulterebbe insostenibile se adottata dal resto dell'umanità, risultando una dieta non compatibile con lo sviluppo sostenibile. Le ragioni addotte sono: l'importazione di larga parte dei mangimi e pastoni utilizzati per l'allevamento in occidente da paesi del terzo mondo, il maggiore consumo di acqua per ciascun individuo in seguito al consumo di carne, lo spreco di vegetali che costituiscono mangimi per gli animali da allevamento, invece di essere consumati direttamente dall'uomo.
Si guarda anche alla relazione tra il consumo di carne dei nostri tempi e le forme di sfruttamento del cosiddetto Nord del mondo sul Sud e sull'ecosistema all'interno di una strategia di marketing che, a partire dal dopoguerra, ha teso a rappresentare la carne quale alimento irrinunciabile e, soprattutto, bandiera del ritrovato benessere economico. L'italiano medio è passato in quel periodo da un consumo annuo medio di 8 Kg di carne (immediato dopoguerra) a oltre 80 Kg (attuali). Il problema è ben riassunto dai ricercatori del Centro Nuovo Modello di Sviluppo: "Il nostro alto consumo di carne è ingiusto perché non è estendibile a tutti gli abitanti del pianeta, semplicemente perché non ci sarebbe abbastanza terra coltivabile". La produzione di carne richiede, nel suo processo, una superficie di terra coltivabile fino a sedici volte superiore a quanta ne è richiesta da legumi ed altri tipi di proteine vegetali. Questo significa che la produzione di 200 grammi di carne, ovvero un semplice secondo piatto per un italiano di medie condizioni economiche, richiede l'impiego di una quantità di terreno dalla quale si potrebbero ricavare due chili e mezzo tra cereali e legumi, l'equivalente di un pasto completo per una settimana. Paradossalmente, di tutti i cereali prodotti nel mondo, oltre la metà (il 55%) è destinata agli allevamenti, e non direttamente alle tavole. A questo va aggiunto il fatto che la maggior parte dei vegetali usati per il mangime per animali vengono coltivati e preparati in Asia e America Latina, ovvero Paesi più poveri, e non destinatari di quella produzione.
Un terzo importante legame tra rinuncia alla carne e pacifismo è l'impatto ambientale. In virtù della sua complessità strutturale, infatti, il sistema di allevamento intensivo deve far fronte ad una serie di operazioni parallele all'allevamento tout court (una per tutte, l'agricoltura chimica), spesso anche per ammortizzare - paradossalmente - le eccedenze della superproduzione. L'equivalente dei succitati 200g di carne corrisponde a circa 4 litri di liquami. Inoltre, l'esigenza di creare ampi spazi (agricoli per coltivare foraggio, e logistici per impiantare l'allevamento stesso) è ritenuta corresponsabile della deforestazione di diverse aree, nuovamente, del Sud del mondo.
Un esempio naif ma semi-realistico di questo processo è il McDonald's VideoGame della MolleIndustria.
Come in passato molte popolazioni seguivano una dieta vegetariana o semi-vegetariana (e tutte erano costrette a farlo durante le guerre o carestie), questa opzione potrebbe tornare molto realistica nel prossimo futuro.
Cuba è stato il primo paese al mondo a fare i conti con un picco del petrolio su scala locale, dovuto al crollo dell'URSS che ha interrotto tutti gli aiuti economici, fra cui petrolio e derivati. L'agricoltura cubana, che in precedenza utilizzava fertilizzanti, pesticidi, macchinari e sistemi di allevamento industriali, è collassata facendo precipitare la quantità di calorie procapite disponibili. La società cubana ne è uscita solo dopo anni di riconversione all'agricoltura biologica, al lavoro nei campi ed ad una dieta semi-vegetariana con i soli contributi di piccoli allevamenti da cortile. In questo scenario i grandi bovini, più che macchine da carne, sono tornati ad essere i compagni di lavoro dei contadini. Alcuni documenti in inglese al riguardo:
The Community Solution. Cuba – A Peak Oil Country Presentazione in formato *.ppt
The Community Solution. Cuba – Life after Oil Documento in formato *.pdf
Salute
Sebbene solo una minoranza di persone segua una dieta vegetariana per motivi salutistici, è importante sottolineare che negli ultimi anni è stato riaffermato dall'American Dietetic Association e dai Dietitians of Canada, due delle più autorevoli società nutrizioniste, che le diete vegetariane e vegane ben bilanciate non soltanto sono salutari e adatte ad ogni ciclo vitale, ma apportano numerosi benefici rispetto ad una dieta carnivora aiutando addirittura a prevenire l'avanzata di molti tipi di patologie, tra cui cancri, tumori e malattie cardio-vascolari.
Il dibattito sull'appropriatezza della dieta vegetariana rimane comunque aperto, anche se sembra soprattutto legato a questioni etiche e culturali che non ad indicazioni nutrizionistiche vere e proprie.
Religione
Il vegetarismo può anche derivare da una scelta filosofico-religiosa per chi ha abbracciato una religione in cui si prescrive il divieto del consumo di carne e di prodotti animali, o per chi segue particolari percorsi spirituali o di ricerca interiore. Alcune religioni suggeriscono, o implicano, la rinuncia parziale o totale alla carne, motivandola o con questioni di salute (spirituale, mentale e/o corporea), o attraverso una generale etica del rispetto verso le varie forme di vita. Seguendo altre filosofie o religioni meno ortodosse alla base del vegetarismo può esserci una filosofia biocentrica, che ricerca l'armonia ed il rispetto di tutte le altre forme di vita.
L'attribuzione dell'etichetta di vegetariano è in alcuni di questi casi più metaforica che fattuale.
Dibattito sul vegetarismo
Come ogni forma mentis che preveda radicali cambiamenti nello stile di vita collettivo, anche il vegetarismo è esposto a critiche di varia natura e dimensione. Rispondendo a coloro che si nutrono di vegetali per evitare l'uccisione di animali, certi sostengono che ci sia una contraddizione in quanto anche le piante, essendo esseri viventi come gli animali, non dovrebbero far parte della loro alimentazione. Inoltre, un tipico controargomento taccia di incoerenza chi, nel predicare un maggiore rispetto della natura, finisce con il contravvenire a leggi che sembrano essere state stabilite dalla natura stessa, come ad esempio l'istinto alla caccia e alla pesca che l'essere umano avrebbe sviluppato nel corso della sua evoluzione. L'idea dei sostenitori del vegetarismo, viceversa, è che l'essere umano sia diventato onnivoro in tempi relativamente recenti, tanto è vero che non ha sviluppato nessuno dei tratti anatomico-fisiologici tipici degli animali che si nutrono di carne (artigli, zanne, intestino corto). Nonostante questo, l'essere umano si è evoluto, e dati i suoi deficit fisici (il corpo umano ha potenzialità decisamente ridotte rispetto alla maggior parte delle altre specie), ha evoluzionisticamente ‘capito’ che l'unico modo per sopravvivere era costruirsi arnesi e cacciare piuttosto che competere con animali meglio equipaggiati per vivere di raccolta. Gli esseri umani erano raccoglitori, poi sono diventati cacciatori, poi allevatori. Ciò posto, sostengono i vegetaristi, nessuno impedisce alla nostra specie di continuare il processo evolutivo e di giungere a un nuovo regime alimentare che porti con sé i vantaggi sopra descritti.
Vegetarismo nel mondo
Il vegetarismo è sempre stato presente in molte culture e popolazioni, sia nel mondo greco a partire da Pitagora, Plutarco e molti altri filosofi, sia in quello orientale, in particolare indiano, sia per scelta che per necessità, in quanto come detto richiede meno risorse e terreno rispetto ad una dieta onnivora. Fra i contemporanei basta ricordare Albert Einstein, negli ultimi anni di vita, ed il Mahatma Gandhi, che considerava la non-violenza come un valore da non limitare ai rapporti infraumani. Benjamin Franklin definiva il mangiar carne "un delitto ingiustificato". Era diventato vegetariano a sedici anni perché si era accorto che "apprendeva più in fretta e aveva maggior acume intellettuale". [citazione necessaria]
Statistiche alla mano, la direzione sembra essere quella di una lenta ma inequivocabile vegetarianizzazione della popolazione mondiale, soprattutto negli stati occidentali. I vegetariani nel mondo sono sempre più, e - soprattutto - aumentano nelle nuove generazioni. Secondo statistiche stilate negli Stati Uniti, alla domanda "Sei vegetariano?" si è passati dall'1,2% di "sì" del 1977, al 6% del 2003 (con punte del 10% negli stati più progressisti della costa occidentale, e consistenti aumenti percentuali se si accettano coloro che includono il pesce nella loro dieta). Approssimativamente, i vegetariani sono dunque aumentati del 500% in poco più di 25 anni, con un trend piuttosto costante. Le persone che seguono un’alimentazione vegetariana sono oggi a dispetto dell'opinione generale, tante: 6 milioni in Italia.
Vegetarismo in Italia
Il vegetarismo ha sempre annoverato importanti esponenti nella storia italiana fra cui Seneca, Lucrezio, Giovenale, San Francesco, Leonardo da Vinci, Tommaso Campanella, Giordano Bruno, Piero Martinetti, Aldo Capitini per arrivare ad Umberto Veronesi, Margherita Hack e Giorgio Celli.
Oggi le statistiche riguardo al numero di vegetariani in Italia, su 58 milioni di persone, esprimono questi risultati
200* 2,5%, circa 1,5 milioni. Fonte: ISTAT.
200* 4,8%, circa 2,8 milioni. Fonte: Tiscali
2002 5,0%, circa 2,9 milioni. Fonte: Eurispes marzo 2002.
2004 7,9%, circa 4,6 milioni. Fonte: FADOI, maggio 2004.
2004 9,5%, circa 5,5 milioni. Fonte: AC Nielsen, agosto 2004, campione 17.000 persone.
2004 10,6%, circa 6,1 milioni. Fonte: La Repubblica, 2004.
2006 10,4%, circa 6,0 milioni. Fonte: Eurispes su dati AC Nielsen 2004.
E riguardo al numero di vegani (già inclusi nei vegetariani)
2004 1,0%, circa 580.000. Fonte AC Nielsen, estate 2004, campione di 17.000 persone.
2006 1,1%, circa 600.000. Fonte: Eurispes su dati AC Nielsen 2004.
Quantificare il numero di vegetariani resta un'impresa ardua, sia a causa dell'autoferenzialità dell'indagine (tutto si basa su un'autocertificazione, rispondendo a "Sei vegetariano?") sia a causa della grande varietà di diete e stili di vita (vedasi la classificazione delle diete vegetariane), spesso non esattamente definibili vegetariani (lo stesso problema dell'animalismo). Per questo molti esponenti della comunità vegetariana ed animalista sono i primi a ritenere inverosimili statistiche così ottimistiche come quelle apparse negli ultimi anni.
Tenendo conto della difficoltà e delle incertezze riscontrate nelle statistiche di un paese industrializzato ed avanzato come il nostro, si può immaginare la cautela necessaria per valutare ed utilizzare le statistiche mondiali dei vegetariani.
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